Hub comunitari, ecco il futuro dei consorzi

«I consorzi sono chiamati a far evolvere il tradizionale modello organizzativo costruito sull’esigenza di supportare le imprese sociali nel rapporto con la PA e nell’erogazione dei tradizionali servizi gestionali, proponendosi come piattaforme aperte a matrice cooperativa».

“Non è importante solo cosa facciamo. È importante come lo facciamo. Sta tutta lì la differenza che vogliamo raccontarvi…” È il messaggino lanciato dal CGM durante la convention che ha radunato quasi mille imprenditori italiani a Milano presso Superstudio in via Tortona. Un messaggio che in tempi di cambiamenti e trasformazioni radicali può apparire tutto sommato una sfida “soft”, un semplice richiamo alle imprese sociali e ai loro consorzi nel ridisegnare servizi sociali spesso disallineati da bisogni sempre più personalizzati, ma non è così. In quel come c’è il “codice sorgente” dell’innovazione della cooperazione sociale, un’innovazione di metodo che, da Milano, il più grande gruppo di imprese sociali in Italia vuole rilanciare e rigenerare.

Una sfida che non si limita a ridefinire strategie e alleanze, ma che richiede una nuova stagione di investimenti per creare soluzioni (e non solo servizi) capaci di integrare welfare e economie di luogo; il tutto non per una deriva mercatista, ma al contrario per “non lasciare indietro nessuno”.

Una scelta coraggiosa proprio nel momento in cui la tensione sociale, collaborativa e comunitaria (spesso accelerata dalla tecnologia e dalle motivazioni prosociali dei millennials) viene assunta dalle imprese for profit come elemento “core” nella produzione del valore e non più solo come mera esternalità (spesso derubricata come CSR)

[Il resto dell’articolo continua qui]

di Paolo Venturi, tratto da vita.it

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